Una pratica come la Meditazione, che si può fare ovunque e per cui occorre semplicemente fermarsi e respirare, è in realtà capace di provocare cambiamenti significativi nella conformazione del nostro cervello, se praticata correttamente e con la giusta guida.
Oltre ai benefici più noti della Meditazione, come la riduzione dello stress e dell’ansia e una maggiore capacità di concentrarsi, ci sono effetti concreti che vanno a modificare fisiologicamente alcune aree del nostro cervello.
Nonostante la Meditazione sia una pratica sempre più comune e milioni di persone vi si siano avvicinate con grande soddisfazione in questi anni, c’è ancora un certo scetticismo da parte di alcune persone sui benefici effettivi che essa può portare.
Studi scientifici recenti sono tuttavia riusciti a tracciare e provare ciò che chi pratica Meditazione sa già bene: la pratica corretta e costante cambia significativamente in positivo il nostro modo di pensare e percepire noi stessi e il mondo.
Infatti, la Meditazione contribuisce a nutrire quelle parti del cervello che sono responsabili per il nostro benessere e la nostra felicità, privando al contrario alcune aree responsabili di stress e ansia di ciò che le alimenta.

Ma quali sono le parti del nostro cervello che vengono modificate dalla Meditazione?
Vediamole insieme.
- Ippocampo sinistro
Quest’area del cervello è adibita all’apprendimento, e contiene gli strumenti coinvolti nelle abilità cognitive e la memoria, così come alcuni regolatori delle emozioni associati ad autoconsapevolezza ed empatia.
Le ricerche confermano che, grazie alla Meditazione, lo spessore della corteccia dell’ippocampo aumenta, aumentando la densità della materia grigia adibita a queste importanti funzioni. - Cingolato posteriore
Quest’area cerebrale è connessa all’immaginazione e alla considerazione di sè, ovvero al grado di soggettività e autoriferimento nel processare le informazioni e percepire le situazioni della nostra vita.
Quanto più il cingolato posteriore è esteso e forte, tanto più la mente è capace di percepire sè stessa in modo realistico, senza divagare. La Meditazione sembra aumentare la densità del cingolato posteriore: uno dei suoi benefici più visibili è infatti proprio l’abilità di rimanere concentrati sul momento presente senza giudizi, anticipazioni e rimorsi, osservando il flusso di emozioni e sensazioni che emergono senza la necessità di identificarle e darvi un nome. - Ponte di Varolio
Si tratta di una parte molto importante e “impegnata” del nostro cervello, in cui vengono prodotti gran parte dei neurotrasmettitori che regolano la nostra attività cerebrale. Il ponte di Varolio è coinvolto in svariate funzioni essenziali, fra cui il sonno, le espressioni facciali, l’elaborazione degli input sensoriali, e le funzioni fisiologiche di base. La Meditazione rinforza questa parte del cervello, migliorando il funzionamento di base del nostro corpo. - Giunzione temporo-parietale
Empatia e compassione sono associate alla giunzione temporo-parietale del nostro cervello, che interviene anche sulla capacità di guardare le cose in prospettiva, mettendoci nei panni altrui. Questa giunzione viene rinforzata dalla Meditazione, che ci aiuta a raggiungere un maggiore livello di empatia e vivere a pieno tutte le sensazioni del momento presente. - Amigdala
A differenza delle aree precedenti, l’amigdala non si rinforza con la Meditazione, bensì si restringe.
Questa parte del cervello è infatti responsabile dei sentimenti di ansia, paura e stress, e si è riscontrato essere più piccola nel cervello di chi medita con costanza.
Più piccola è l’amigdala, meno è probabile che sia lei a dettare la nostra risposta emotiva agli eventi, soprattutto in situazioni emotive intense di tipo “lotta o fuga”.
Il lato positivo? Sembrano bastare solo poche settimane di pratica di Meditazione costante e dedicata per ridurre il volume dell’amigdala, migliorando la nostra capacità di controllare ansia e paura.