Una volta mi sono occupato di un giovane che presentava una forte insensibilità corporea.
Era teso e contratto, gli occhi erano spenti, il colorito terreo, la respirazione superficiale. Grazie a una respirazione più profonda e ad alcuni esercizi terapeutici, il suo corpo acquistò una maggiore sensibilità.
Gli occhi gli brillavano, il colorito si ravvivò, provò sensazioni stimolanti in alcune parti del corpo e le gambe cominciarono a vibrare. Ma allora, mi disse: “Questa è troppa vita. Non posso resistere”. Credo che, in gradi diversi, siamo tutti nella situazione di questo giovane. Vogliamo essere più vivi e sentire di più, ma ne abbiamo paura. La nostra paura della vita si rivela nel nostro continuo affaccendarci per non sentire: corriamo per non affrontare noi stessi.
Poiché abbiamo paura della vita, cerchiamo di controllarla o di dominarla. Crediamo che essere trasportati dalle emozioni sia nocivo o pericoloso. A prescindere da quanto bravi possiamo essere nel lavoro, come persone siamo un fallimento, e io credo che la maggior parte di noi senta il fallimento dentro di sé.
Percepiamo indistintamente il dolore, l’angoscia, e la disperazione esistenti appena sotto la superficie, ma siamo decisi a vincere la debolezza, a superare le paure e sormontare le angosce. …Essere una persona non è qualcosa che si può fare; non è un atto definito: è un qualcosa che ci obbliga a interrompere il nostro lavoro frenetico, a prendere il tempo di respirare e sentire. Questo può farci sentire dolore, ma se abbiamo il coraggio di accettarlo, proveremo anche piacere.
Se sappiamo far fronte al nostro vuoto interiore, riusciremo a realizzarci. Se siamo in grado di andare in fondo alla nostra disperazione, scopriremo la gioia”
(A. Lowen, tratto da Paura di Vivere)
PER ESSERE UNA PERSONA, E’ IMPORTANTE CONCEDERSI IL TEMPO PER RE- SPIRARE, PER LASCIARSI ANDARE NEL FLUSSO DELLE SENSAZIONI, PER SEN- TIRE.